Salute riproduttiva, genitorialità e fibrosi cistica 

Salute riproduttiva, genitorialità e fibrosi cistica 

Negli ultimi 50 anni, l’aspettativa di vita media alla nascita per i malati di fibrosi cistica (FC) è aumentata considerevolmente, passando da circa 10 anni fino ad oltre i 40 anni. Conseguentemente, si è assistito ad un progressivo aumento della popolazione adulta con FC (nel 2015 la popolazione adulta affetta ha superato numericamente la popolazione pediatrica negli Stati Uniti) e ad un naturale cambiamento non solo nelle necessità assistenziali ma anche nelle prospettive, nei desideri, nelle paure e nelle domande dei giovani adulti con FC. Oggi, sempre più uomini e donne con FC mostrano funzione polmonare normale al compimento dei 18 anni di vita, accedono ad istruzione superiore, lavorano, intraprendono un percorso di convivenza, si sposano e coronano il sogno di diventare genitori.

Tuttavia, ciò che emerge a livello globale è una generale mancanza di conoscenza ed informazione riguardante la sessualità, la salute riproduttiva e la genitorialità stessa negli adolescenti e negli adulti con FC. Purtroppo, sono proprio i team di cura a fornire ancora troppo spesso informazioni parziali, discordanti o, talvolta, a non fornirne affatto.  

Diventare genitori per uomini e donne con FC è possibile, con percorsi differenti. Prima di tutto  è sempre raccomandata un analisi genetica di II livello al partner, ovvero il sequenziamento completo del gene CFTR, per ridurre al minimo il rischio di fibrosi cistica nel nascituro (un soggetto affetto ed il suo partner con  eventuale test genetico di II livello negativo possiedono comunque un rischio residuo di generare un figlio affetto da FC dello 0.05%) o per poter prendere dei provvedimenti specifici in caso di partner anch’ esso portatore di una mutazione  (amniocentesi, diagnostica pre-impianto). Il test deve essere sempre accompagnato da un counselling genetico.

Per gli uomini con FC, l’agenesia congenita bilaterale dei dotti deferenti – CBAVD – (presente nel 98% dei maschi affetti) condiziona fortemente la ricerca spontanea della genitorialità, determinando sempre la necessità di ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) per superare l’azoospermia ostruttiva (la mancanza di spermatozoi nel liquido seminale). Per la diagnosi di CBAVD è necessaria una visita specialistica, con successivi percorsi specifici a seconda dell’età del soggetto. 

La maggioranza delle donne con FC, invece, risulta fertile. Infatti, l’infertilità femminile in FC è presente nel 25-35% delle donne (vs 5-15% nella popolazione generale) e risulta ad eziologia multifattoriale (malnutrizione, alterazioni ormonali, alterazioni del muco cervicale, del microambiente uterino e tubarico). Per queste donne, come noto, è possibile intraprendere un percorso di PMA. Il timing della gravidanza (spontanea o programmata) e la condivisione del desiderio con il team è fondamentale per garantire da un lato il miglior outcome materno possibile e dall’ altro minimizzare i rischi fetali connessi alla gestazione in un contesto di patologia multiorgano. 

Il miglioramento della salute globale nelle donne con FC ha portato ad un aumento considerevole delle gravidanze negli ultimi anni, come testimoniato dagli ultimi dati di registro americano pubblicati. Un aumento di fatto sorprendente per magnitudine, bensì atteso come trend, grazie anche all’introduzione del farmaco Elexacaftor/Tezacaftor/Ivacaftor, farmaco che oltre ai più noti effetti sulla funzione respiratoria, sul peso e sul numero di esacerbazioni polmonari, sembra agire anche sul sistema riproduttivo femminile. Pochi dati sono però disponibili riguardo la sicurezza dei farmaci modulatori in gravidanza e durante l’allattamento. Pertanto, sebbene i primi dati siano rassicuranti, la scelta di proseguire o interrompere precauzionalmente il farmaco deve essere sempre individuale, attentamente ponderata, soppesando un ipotetico rischio non dimostrato di effetto teratogeno sul feto ed il peggioramento della salute materna derivante dalla sospensione del farmaco. 

Non è al momento noto (ma è auspicabile), un effetto del Elexacaftor/Tezacaftor/Ivacaftor sulla gonade maschile e, in particolare, sulla quantità e qualità degli spermatozoi qui presenti.

Un impatto del farmaco a questo livello potrebbe determinare una miglior qualità dei prelievi microchirurgici testicolari o epididimali degli spermatozoi (TESE, MESA) con aumento del tasso globale di successo del percorso di PMA.

Dr. Luca Cristiani

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