OFFICIUM dona un’apparecchiatura EVLP al Centro Trapianti dell’Ospedale Bambino Gesù
Di Enza Montemitro
La più grande impresa scientifica dell’ultimo decennio in fibrosi cistica, e mi riferisco alla nascita del Kalydeco, è stata attivata e portata avanti negli Stati Uniti dalla comunità dei pazienti. Nel panorama sociosanitario di molti Paesi l’associazionismo dei pazienti ha contribuito ad uno degli sviluppi scientifico/ tecnologici più più importanti.
Anche Officium da anni sostiene la ricerca per il miglioramento delle cure dei pazienti con Fibrosi Cistica. In particolare, nel corso dell’ultimo anno, ha donato all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù un’apparecchiatura per il ricondizionamento polmonare ex-vivo (EVLP : Ex Vivo Lung Perfusion).
COS’E’ EVLP?
Questa tecnica aumenta le chance di trapianto per un paziente in lista di attesa perché prevede un trattamento dei polmoni, della durata di circa quattro ore, che restituisce la funzionalità degli organi e li rende trapiantabili.
L’EVLP si è sviluppata nel corso degli anni e ha permesso di recuperare circa il 70% di polmoni provenienti da donatori marginali (ref. Toronto General Hospital, TGH) ed ha visto recentemente anche la sua applicazione in ambito pediatrico dove, insieme al trapianto lobare, rappresenta un’importante alternativa per risolvere la problematica della scarsa disponibilità di organi per questa popolazione di pazienti selezionata.
La tecnica di “ricondizionamento” nasce negli anni 70 ma il suo sviluppo avviene trent’anni dopo nel gruppo di un chirurgo svedese, il Dott. Stig Stenn (Department of Cardiothoracic Surgery, Skejby Hospital, Aarhus University, Aarhus, Denmark). Consente, ricircolando i polmoni con una particolare soluzione (ricca di proteine con derivato tenore osmotico) e ventilandoli con un respiratore, di riportare in poche ore i polmoni ad una normale funzionalità, tali da consentirne l’utilizzo per trapianto.
L’obiettivo della tecnica è finalizzato a valutare principalmente polmoni di donatori che non raggiungono i criteri standard di trapiantabilità.
Il donatore “ideale” infatti, presenta caratteristiche cliniche sempre più rare da trovare (P/F ratio>300, età del donatore<55 anni, assenza di infezioni polmonari, etc) e questo riduce notevolmente le possibilità di trapianto ed aumenta la mortalità in lista d’attesa. La perfusione in normotermia prodotta con la tecnica EVLP permette nell’arco di 3-4 ore di valutare polmoni “marginali” attuando, ove possibile, delle tecniche di riparazione (somministrazione di surfactante, terapia trombolitica, terapia antibiotica ad ampio spettro, etc). La soluzione acellulare per la perfusione polmonare (Steen solution) impiegata nel EVLP, permette infatti di poter valutare il polmone di un donatore marginale per periodi di tempo prolungati senza arrecare ulteriore danno all’organo stesso.
Durante questa procedura vengono effettuate diverse manovre: test di reclutamento polmonare, broncoscopia, test funzionali per permettere di accettare o meno l’organo per il trapianto.
Negli ultimi anni l’attività trapiantologica relativa al polmone (adulto e pediatrico) ha avuto un importante incremento specialmente dopo l’introduzione nella pratica clinica di donatori marginali e di tecniche di assessment e di rigenerazione polmonare quali l’ex vivo lung Perfusion.
Per l’utilizzo di tali tecniche è indispensabile la formazione del personale medico/chirurgico e paramedico coinvolto nelle procedure EVLP, al fine di ottimizzare il risultato e garantire la massima sicurezza per il paziente”.
Il futuro che si prospetta davanti a noi presenta ancora numerose sfide per incrementare sia il numero di trapianti di polmone che gli outcome; la tecnica EVLP infatti si propone come una piattaforma di studio per lo sviluppo e la diffusione di ulteriori modalità terapeutiche che possono essere valutate “ex-vivo” garantendo la massima sicurezza al ricevente.